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Legge di Delegazione Europea 2024

di Eleonora Filipponi
Il 25 giugno scorso è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge 13 giugno 2025, n. 91 “Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2024”.
Il provvedimento, approvato in via definitiva dalla Camera dei deputati l’11 giugno 2025, conferisce al Governo la delega per recepire nell’ordinamento italiano di 20 direttive e 21 regolamenti dell’Unione Europea. Inoltre, l’Allegato A include 21 ulteriori direttive che, ai fini del recepimento, non necessitano di specifici principi o criteri di delega. In breve, la Legge delega stabilisce i criteri e i principi per il recepimento delle Direttive europee, che poi dovranno essere recepite tramite appositi decreti legislativi.
Si tratta quindi di un provvedimento di ampio respiro, che non solo evita il rischio di infrazioni, ma si configura come strumento strategico per mantenere allineata la legislazione nazionale con gli sviluppi normativi europei in settori chiave per la transizione energetica e lo sviluppo sostenibile.
Il Ministro per gli Affari Europei, il PNRR e le Politiche di Coesione Tommaso Foti ha definito la legge uno strumento “centrale per la competitività del Paese” e ha sottolineato come il recepimento delle normative europee non rappresenti un mero adempimento formale, ma un’opportunità concreta per rafforzare il ruolo dell’Italia nel contesto europeo e internazionale.
Energia e clima: le novità nel disegno di legge
Il provvedimento coinvolge una molteplicità di ambiti, tra cui spiccano diversi interventi di diretto interesse per il comparto energetico e ambientale. Di seguito una sintesi per punti delle direttive più rilevanti per il settore energia:
- La Direttiva (UE) 2023/2413 c.d. RED III, che modifica la Direttiva 2018/2001 (RED II) sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili, aggiornando il target al 42,5% al 2030 con un nuovo obiettivo indicativo del 45%. La Direttiva interviene modificando ulteriori aspetti della legislazione relativa alle energie rinnovabili, prevedendo procedure semplificate per i procedimenti autorizzativi di nuovi impianti FER. Altro tema i tempi di autorizzazione: le autorità nazionali non potranno impiegare più di 12 mesi per autorizzare la costruzione di nuovi impianti di energia rinnovabile locati nelle cosiddette aree di accelerazione per le energie rinnovabili. Al di fuori di queste zone invece, la procedura non potrà protrarsi oltre i 24 mesi. La nuova normativa stabilisce obiettivi vincolanti per i settori di riscaldamento e raffreddamento degli edifici, nello specifico prevede un aumento vincolante dello 0,8% annuo a livello nazionale fino al 2026 e dell’1,1% dal 2026 al 2030 della quota da rinnovabili. In quest’ambito la Direttiva sottolinea che gli edifici “possiedono un grande potenziale non sfruttato per contribuire efficacemente alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nell’Unione: per conseguire l’ambizioso traguardo della neutralità climatica dell’Unione stabilito nella normativa europea sul clima, occorrerà decarbonizzare il riscaldamento e il raffrescamento in questo settore aumentando la quota di energie rinnovabili nella produzione e nell’uso”.
- la Direttiva UE 2024/1785 del 24 aprile 2024 sulle emissioni industriali e le discariche dei rifiuti, che mira a ridurre ulteriormente le emissioni inquinanti, promuovere l’efficienza delle risorse e sostenere la transizione verso un’economia climaticamente neutra entro il 2050, in linea con il Green Deal europeo.
- la Direttiva 2024/2881 del 23 ottobre 2024, relativa alla qualità dell’aria che stabilisce standard più rigorosi per gli inquinanti e fissando obiettivi di riduzione dell’inquinamento.
- la Direttiva 2024/1203 sulla tutela penale dell’ambiente che mira a stabilire norme minime in tutti gli Stati membri dell’Unione europea per la definizione dei reati ambientali e l’imposizione di sanzioni al fine di proteggere l’ambiente.
- la Direttiva 2024/884 sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, RAEE, che si inserisce nel più ampio contesto della normativa ambientale europea sui RAEE, mirando a regolamentare il ciclo di vita dei prodotti elettrici ed elettronici, dalla produzione allo smaltimento. La Direttiva chiarisce anche le responsabilità dei produttori, al fine di promuovere una raccolta differenziata più efficace.
- la Direttiva (UE) 2023/1791 sull’efficienza energetica, che rafforza l’obiettivo di riduzione del consumo energetico a livello europeo; la direttiva mira a rendere l’efficienza energetica una priorità in tutti i settori, rimuovendo gli ostacoli al mercato dell’energia e superando le inefficienze nella fornitura e nell’uso dell’energia.
- la Direttiva (UE) 2024/1711, che modifica le direttive (UE) 2018/2001 e (UE) 2019/944 per quanto riguarda il miglioramento dell’assetto del mercato dell’energia elettrica dell’Unione che introduce miglioramenti strutturali al funzionamento del mercato elettrico europeo;
- la Direttiva (UE) 2024/1788, che stabilisce norme comuni per i mercati interni del gas rinnovabile e del gas naturale, delineando un quadro regolatorio più integrato e competitivo che prevede per la prima volta la regolazione del mercato dell’idrogeno rinnovabile;
- il Regolamento (UE) 2024/1991 sul ripristino della natura, destinato a incidere direttamente sulla pianificazione degli impianti a fonti rinnovabili nei territori;
- il Regolamento (UE) 2023/1542 relativo alle batterie e ai rifiuti di batterie, strumento normativo fondamentale per la crescita del settore BESS e per l’intero ciclo di vita dei sistemi di accumulo.
Il ruolo strategico dell’Italia
In una fase cruciale per l’Unione europea – segnata dall’attuazione del Green Deal, dalla revisione del disegno del mercato elettrico e dall’urgenza di rilanciare la competitività industriale a livello nazionale e europeo – l’adeguamento normativo rappresenta un passaggio fondamentale per garantire uno sviluppo che sia sostenibile a livello economico, sociale ed ambientale. L’attuazione, tramite decreti legislativi, delle Direttive e dei Regolamenti europei in materia di energia e rinnovabili, in particolare la RED III, ma non solo, rappresenta quindi un passaggio determinante non solo per garantire la coerenza dell’ordinamento nazionale con quello comunitario, ma per dotare il Paese di strumenti giuridici funzionali agli obiettivi di lungo periodo, che permettano di dare un assetto regolatorio chiaro e trasparente agli operatori, fondamentale per garantire lo sviluppo di progetti sul territorio nazionale.
In questo contesto, il recepimento del diritto comunitario può rappresentare un’opportunità concreta per rafforzare la capacità dell’Italia di guidare la transizione energetica, accelerare l’espansione delle fonti rinnovabili, abilitare nuovi modelli industriali e posizionarsi come snodo energetico strategico nell’area del Mediterraneo. Una sfida che richiede visione politica, efficacia amministrativa e pieno coordinamento tra livelli istituzionali.