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La quinta revisione del PNRR italiano: correzioni tecniche e criticità attuative

Posted: 25 Giugno 2025 alle 17:53   /   by   /   comments (0)

di Greta Zottoli

A tre anni dall’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’Italia ha trasmesso alla Commissione europea, a marzo 2025, la sua quinta proposta di revisione. Nessun altro Stato membro dell’Unione ha presentato un numero così elevato di modifiche.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), lo strumento straordinario varato dall’Unione Europea per sostenere la ripresa economica post-pandemica e favorire la transizione ecologica, la trasformazione digitale e la coesione sociale. Con una dotazione complessiva superiore ai 190 miliardi di euro, l’Italia è il principale destinatario dei fondi europei. Il PNRR, approvato nell’aprile 2021, prevede l’attuazione degli interventi entro il 2026. In base al Regolamento UE 2021/241, i piani nazionali possono essere modificati in presenza di circostanze oggettive sopravvenute, previa valutazione della Commissione europea e approvazione da parte del Consiglio dell’Unione.

Dal 2023, l’Italia ha fatto ampio uso di questa possibilità, presentando una prima revisione per correggere milestone legate alla quarta rata e una seconda, più ampia, per includere il capitolo RePowerEU. A queste si sono aggiunte ulteriori modifiche trasmesse nel marzo e nell’ottobre 2024. Tuttavia, a differenza della prima revisione discussa in Parlamento, le successive sembrerebbero essere avvenute con un livello di trasparenza gradualmente sempre più ridotto.

La quinta revisione ha un’impostazione prevalentemente tecnica. Mira a riallineare i tempi di realizzazione di una parte significativa delle misure, a correggere ritardi su milestone e target, e a migliorare l’efficienza della spesa nella fase conclusiva del Piano. L’aggiornamento interessa 67 misure, 107 obiettivi, 96 investimenti e 11 riforme, concentrati soprattutto negli ultimi tre semestri dell’attuazione.

Uno degli ambiti principali della revisione riguarda le infrastrutture ferroviarie, con la rimodulazione dei tempi e, in alcuni casi, degli obiettivi intermedi relativi a progetti complessi. Secondo quanto indicato dal Ministero delle Infrastrutture, gli importi stanziati rimarrebbero di fatto invariati.

Interventi rilevanti sono previsti anche sul fronte ambientale ed energetico. Nello specifico, 640 milioni di euro inizialmente destinati alla promozione dell’idrogeno nei settori hard-to-abate sono stati spostati sullo sviluppo di impianti per la produzione di biometano da rifiuti agricoli. Contestualmente, 597 milioni di euro assegnati alle infrastrutture di ricarica elettrica sono stati riassegnati a un nuovo programma di incentivi alla rottamazione per veicoli inquinanti, destinato a persone fisiche con ISEE sotto soglia e a microimprese urbane. Complessivamente, le modifiche relative alla mobilità sostenibile e all’economia circolare ammontano a 1,2 miliardi di euro.

Il Consiglio Ecofin ha approvato ufficialmente la quinta revisione il 20 giugno 2025. Il via libera ha confermato che gli interventi correttivi, finalizzati a migliorare l’attuazione, ridurre gli oneri amministrativi e affrontare eventi imprevisti, non incidono sull’importo complessivo del Piano, che rimane pari a 194,4 miliardi di euro. A questo proposito, Palazzo Chigi ha sottolineato che il nuovo assetto consentirà di procedere verso il completamento del Piano e il rispetto delle scadenze previste per le ultime tre rate.

Sul piano finanziario, l’Italia ha già ricevuto 122 miliardi di euro, equivalenti al 63% delle risorse assegnate. Con il pagamento della settima rata, attualmente in fase di verifica da parte della Commissione europea, si dovrebbe raggiungere quota 140 miliardi, pari al 72% dei fondi totali e al 55% degli obiettivi previsti. Tuttavia, secondo quanto evidenziato dalla Corte dei Conti nella sua ultima relazione alle Camere, l’avanzamento finanziario del Piano “stenta a mantenere il ritmo prefissato”. Alla fine del 2024, il livello della spesa ha superato i 63,9 miliardi di euro, pari al 33% delle delle risorse disponibili. Il ritardo nella spesa riguarda in modo specifico alcune aree del Piano, con un utilizzo particolarmente limitato delle risorse nelle missioni 5 “Inclusione e coesione” e 6 “Salute”, oltre che nel capitolo RePowerEU.

A condividere queste preoccupazioni è stato anche il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Giuseppe Busìa, che nel corso della presentazione della Relazione annuale al Parlamento sull’attività svolta dall’ANAC nel 2024, lo scorso maggio, ha evidenziato a sua volta criticità legate a inefficienze operative e ritardi strutturali sia nell’attuazione degli interventi sia nella capacità di spesa.

In ogni caso, i prossimi giorni saranno decisivi per valutare i progressi del Piano. Il 24 giugno si è svolta a Palazzo Chigi una riunione della Cabina di regia, durante la quale è stato verificato il raggiungimento dei 40 obiettivi previsti per l’ottava rata, pari a 12,8 miliardi di euro. Sono inoltre programmati tavoli tecnici in occasione della visita della Commissione europea, che potrebbero confermare il buon andamento generale del Piano. Se le valutazioni saranno positive, l’Italia consoliderà il suo primato europeo in termini di avanzamento: con il 54% degli obiettivi completati, il Paese si posizionerebbe ben al di sopra della media UE, attualmente pari al 36%.

Insieme all’Italia, anche Belgio, Lituania, Polonia, Cipro, Malta, Croazia e Slovenia hanno ricevuto il via libera per la revisione dei rispettivi Piani nazionali. Tuttavia, con cinque revisioni e una dotazione finanziaria tra le più consistenti, il caso italiano resta tra i più osservati nel monitoraggio dell’attuazione del Recovery europeo.