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#NO2.0: il dissenso corre sulla Rete

#NO2.0 il dissenso corre sulla rete
Posted: 5 Maggio 2015 alle 18:29   /   by   /   comments (0)

Mercoledì 29 aprile, Roma, presentazione del “Rapporto #No2.0, come il dissenso comunica sul Web

Un lavoro di indagine, analisi e “lettura” delle 13.391 discussioni rilevate tra settembre 2014 e gennaio 2015 sui fenomeni di dissenso su Twitter e Facebook, piattaforme indiscusse della protesta 2.0. No Muos, No Tav, No Expo: sono solo alcuni dei fenomeni di opposizione che, nati sui territori, si manifestano sul web e lì si prendono “voce e megafono”, identificandosi in movimenti di contrasto a politiche industriali o del territorio in molte zone d’Italia. Si supera la logica del dissenso su un territorio circoscritto (il backyard della sindrome Nimby) diventando protesta ideologica trasversale e, in molti casi, transnazionale.

Aziende, associazioni, istituzioni non possono più prescindere dalla conoscenza della comunicazione del dissenso sulla Rete ed è per questo che Fleed Digital Consulting e Public Affairs Advisors hanno ritenuto interessante capire chi siano i gruppi “NO” e quale sia il linguaggio usato sul web.

IL RAPPORTO: NO TAV, NO EXPO, NO TRIV, NO TAP E GLI ALTRI #NO

Dal Rapporto – scaricabile al seguente link – si apprende ad esempio che se No Tav è il movimento più attivo sui social network, No Expo – e abbiamo visto come la mobilitazione sulla Rete sia stata efficace nell’organizzare la manifestazione di venerdì a Milano – è quello con il maggiore tasso di crescita, con oltre 50.000 interazioni e 4.617 discussioni. I movimenti più diffusi a livello regionale e territoriale sono quelli contrari a Petrolio e Trivellazioni, con oltre 4000 discussioni tra Abruzzo, Campania, Piemonte, Basilicata e Sicilia.

Ad introdurre l’approccio metodologico, le finalità e i riscontri quali-quantitativi del Rapporto sono stati Giovanni Galgano, direttore di Public Affairs Advisors, e Alessandro Giovannini, managing director di Fleed Digital Consulting, in occasione della presentazione dello studio, il 29 aprile scorso a Roma.

DOVE MANCANO FONTI AUTOREVOLI, IL WEB “DECIDE”

“Il fenomeno del NO2.0 – ha affermato Giovanni Galgano – è un’amplificazione di quello che sta accadendo in una società sempre più liquida e con pochi punti di riferimento, con le istituzioni e il sapere ufficiale che perdono credibilità giorno dopo giorno. Il Web 2.0 rappresenta una grande opportunità, un’espressione eccezionale di libertà di informazione e di democrazia, ma allo stesso tempo presenta grandi rischi, perché permette la veicolazione velocissima e incontrollata di notizie incomplete, false o faziose, che creano in molti utenti della rete opinioni e certezze discutibili”.

“Il nostro Rapporto – ha concluso Galgano – vuole essere anche una piattaforma per proporre alle aziende nuovi approcci: il meccanismo della compensazione, ad esempio, non basta più, servono processi partecipativi aperti a proposte del territorio. Cambiano anche gli strumenti perché bisogna anche saper prevenire, non solo gestire il dissenso. Su questo fronte l’Indicatore di accettabilità, elaborato da Public Affairs Advisors, guida le aziende nel mappare, conoscere e valutare opportunità concrete sui territori.

IL RITARDO NEL COMUNICARE E’ UN BOOMERANG

“Strategica risulta essere la dimensione pubblica del dibattito che nasce dal dissenso e che porta all’istanza condivisa attraverso i canali sociali. Tale dimensione pubblica – ha dichiarato Alessandro Giovannini – se letta in modo da coglierne il potenziale proattivo, potrebbe anche configurarsi come uno spazio di condivisione pacifica per le molte istanze moderate e apolitiche che ad oggi non trovano visibilità. Il ritardo con cui le aziende si relazionano con gli stakeholder coinvolti nella realizzazione di opere che impattano sul territorio – ha aggiunto Giovannini – si rivela un boomerang e permette a chi intende opporsi al progetto proposto, a torto o a ragione, di essere assoluto protagonista del dibattito pubblico”.

IL NODO DEL DIBATTITO PUBBLICO

La Tavola rotonda che si è aperta a seguito della presentazione del Rapporto è stata animata dal giornalista Giancarlo Santalmassi. Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research ha subito esposto alcuni dati sulla ricerca condotta dal suo istituto. Il 54,7% degli intervistati ritiene sinceri, nei loro obiettivi, i movimenti di protesta contro un’opera e/o un progetto: ecco spiegata la viralità del dissenso. Il mondo aziendale, rappresentato da Leonardo d’Acquisto, Responsabile delle relazioni istituzionali di Snam, ha una sua responsabilità quando non comunica adeguatamente i propri investimenti. Ma attenzione a introdurre acriticamente strumenti legislativi quali il Dibattito pubblico: “Va applicato solo su infrastrutture di larga scala e lasciando a progettisti e ingegneri “l’ultima parola” su valutazioni di merito che competono solo ed esclusivamente a loro, non alla politica, non ai cittadini”. E poi una suggestione: perché piuttosto non rilanciare, migliorandolo, l’istituto della Conferenza delle Regioni? Bruno Valentini, sindaco di Siena e Presidente Commissione ANCI per le politiche ambientali e territoriali dal suo “osservatorio privilegiato” ha evidenziato come le minoranze organizzate, certamente numerose, vadano ascoltate, con la consapevolezza tuttavia che esse non rappresentino la maggioranza del Paese, e inoltre: “Prima ancora di qualsiasi strumento di consultazione è necessario semplificare le procedure autorizzative e avere per esse tempi certi e veloci”. Monica Tommasi, neopresidente di Amici della Terra, ha affrontato il tema della necessità di un rinnovato approccio culturale da parte di aziende e associazioni, laddove nuove regole – dibattiti pubblici istituzionalizzati – rischiano di creare sovrapposizioni con agenzie ed enti ambientali già esistenti.

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