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Il rinnovo delle commissioni parlamentari in Italia

di Redazione
Le commissioni parlamentari rappresentano uno snodo fondamentale nel funzionamento del Parlamento italiano. È in queste sedi, spesso lontano dai riflettori dell’Aula, che si svolge gran parte dell’attività legislativa e di controllo.
Attraverso questi organi, i partiti esercitano concretamente la loro influenza sul processo legislativo e sull’indirizzo del governo. Per questo motivo, ogni modifica nella loro composizione può avere effetti significativi sul funzionamento dell’intera macchina parlamentare.
In un sistema come quello italiano, dove le maggioranze possono essere fragili e i cambi di schieramento frequenti, la capacità di adattare la composizione delle commissioni agli sviluppi politici diventa una necessità per garantire l’efficienza e la rappresentatività del lavoro parlamentare.
Il ruolo delle commissioni parlamentari
Prima di affrontare il tema del rinnovo, è importante comprendere la natura e il ruolo delle commissioni. In Italia, sia la Camera dei deputati che il Senato della Repubblica istituiscono commissioni permanenti, ciascuna con competenza in una determinata materia (affari costituzionali, giustizia, bilancio, difesa, esteri, e così via).
Le commissioni hanno due compiti principali:
- Condurre l’esame dei disegni di legge, che spesso avviene in sede referente (cioè preparatoria al voto in Aula), ma talvolta anche in sede legislativa (cioè con approvazione diretta)
- Controllare l’attività del governo, attraverso interrogazioni, audizioni, indagini conoscitive
Data la rilevanza di queste funzioni, la composizione delle commissioni è un tema politicamente delicato, soggetto a equilibri interni e dinamiche parlamentari complesse.
Il funzionamento delle commissioni parlamentari è regolato dai Regolamenti interni delle due Camere. In particolare, per la Camera la composizione, le competenze e i procedimenti interni sono disciplinati dagli articoli 19-22; mentre al Senato le disposizioni rilevanti si trovano negli articoli 21-27 del Regolamento. Entrambi i regolamenti stabiliscono i criteri per l’assegnazione dei seggi, l’elezione dell’Ufficio di Presidenza e le procedure di sostituzione dei membri.
Il primo grande momento di rinnovo delle commissioni coincide con l’avvio di una nuova legislatura, subito dopo le elezioni politiche. Una volta che le Camere si sono insediate, e i gruppi parlamentari si sono costituiti, si procede alla costituzione delle commissioni permanenti.
In questa fase i gruppi parlamentari indicano i propri rappresentanti, sulla base della consistenza numerica in Aula. L’elezione dei membri avviene formalmente in Aula, ma in pratica si tratta di una ratifica delle designazioni dei gruppi. Ogni commissione elegge al proprio interno il proprio Ufficio di presidenza: un Presidente, due Vicepresidenti e due Segretari. Questo momento segna l’avvio effettivo dei lavori parlamentari: senza commissioni operative, l’attività legislativa è fortemente rallentata.
I rinnovi durante la legislatura: perché avvengono
Una volta formate, le commissioni non restano necessariamente immutabili per tutta la durata della legislatura. Esistono diverse situazioni in cui è previsto un loro rinnovo parziale o totale, tra cui:
- Cambi di equilibri nei gruppi parlamentari
- Nomine in ruoli incompatibili (es. Ministro, Sottosegretario e altri).
- In caso di decadenza, dimissioni o decesso
- Richiesta politica di ribilanciamento da parte dei Gruppi
Da regolamento, è poi previsto che dalla loro costituzione, “le Commissioni permanenti sono rinnovate ogni biennio e i loro componenti possono essere riconfermati” (Art. 20 c 5).
Questo momento può costituire un riequilibrio, un “tagliando istituzionale”. Nell’ambito della XIX legislatura tale rinnovo si sarebbe dovuto svolgere intorno a ottobre 2024, ma è avvenuto solo lo scorso 10 giugno.
In quel giorno, infatti, Camera e Senato hanno condotto una tornata di rinnovo: in questo caso, tutte le presidenze delle commissioni permanenti sono state confermate, sia alla Camera che al Senato.
Il rinnovamento ha interessato piuttosto alcune Vicepresidenze e Segretariati. Alla Camera, ad esempio, Enrico Costa (FI) è stato nominato nuovo Vicepresidente della Commissione Giustizia, al posto di Pietro Pittalis; in Commissione Attività produttive è entrato come Segretario Vinicio Peluffo (PD), sostituendo Paola De Micheli; e in Commissione Finanze i nuovi Vicepresidenti sono Stefano Candiani (Lega) e Michele Gubitosa (M5S), al posto di Bagnai e Lovecchio, inoltre, gli On. Santillo (M5S) e Cortelazzo (FI), sono subentrati come Vicepresidenti della Commissione Ambiente, al posto rispettivamente degli On. L’Abbate (M5S) e Battistoni (FI). Tra i cambi al Senato, si evidenzia che Silvia Fregolent (IV) è la nuova Vicepresidente della 9° Commissione Industria, al posto della Sen. Naturale (M5S); in Commissione Politiche UE al Senato, Roberto Rosso (FI) ha sostituito Pierantonio Zanettin (FI) sempre come Vicepresidente.
Tali cambiamenti nei vertici secondari consentono di premiare figure emergenti, senza stravolgere l’equilibrio generale delle commissioni. Come ha ammesso la maggioranza, l’obiettivo era evitare tensioni e preservare la stabilità interna.