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Energia e Intelligenza Artificiale: una rivoluzione che passa per la transizione energetica

di Eleonora Filipponi
Di intelligenza artificiale (IA) si parla sempre più spesso, con entusiasmo e timori che riguardano il futuro dell’economia, il lavoro e l’etica. Dalle sue origini negli anni ’50, il cammino dell’IA ha conosciuto alti e bassi, fino all’attuale fase di forte accelerazione, trainata dall’IA “generativa”. Se i suoi effetti a lungo termine restano incerti, molte istituzioni iniziano già a misurare l’impatto economico di questa tecnologia.
Tuttavia, un aspetto cruciale resta spesso in secondo piano, persino nel dibattito politico: il profondo legame tra IA e disponibilità di energia elettrica. L’ultimo Rapporto Speciale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (International Energy Agency – IEA) affronta proprio questo tema, evidenziando come le sfide tecnologiche si intreccino con la sicurezza energetica, la sostenibilità ambientale e la competizione geopolitica. In questo scenario, l’IA si configura come un motore di trasformazione dei modelli di sviluppo e delle politiche industriali globali.
I consumi dei Data center
L’infrastruttura dell’IA sono i data center, strutture altamente energivore. Un singolo centro può consumare quanto 100.000 abitazioni, e quelli in costruzione potrebbero superare i 2 milioni. Nel 2024, a quanto riportato da IEA, il loro consumo globale ha raggiunto i 415 TWh, in crescita del 12% annuo: al ritmo attuale, si sfioreranno i 945 TWh nel 2030, pari al consumo del Giappone. In Paesi come gli Stati Uniti, si prevede che i consumi legati ai data center supereranno quelli complessivi delle industrie di alluminio, acciaio, cemento e chimica messe insieme – in pratica, di tutti i settori più energivori sommati tra loro. Ma questa crescita non è senza ostacoli: in molte aree strategiche si registrano ritardi nelle connessioni alla rete elettrica. Alcuni Paesi, come evidenzia l’IEA, hanno persino imposto moratorie temporanee sull’apertura di nuovi data center, per evitare di sottoporre a ulteriore tensione le infrastrutture esistenti.
Un mix energetico plurale per una domanda crescente
L’aumento della domanda energetica legata all’IA è concentrato soprattutto in pochi Paesi – in primis Stati Uniti e Cina – e spinge le reti elettriche verso nuovi limiti. Per far fronte a questa pressione, l’IEA prevede che sarà necessario un mix di fonti, guidato da rinnovabili (fotovoltaico, eolico, idroelettrico) e gas naturale, con un contributo anche da nucleare e geotermico, specie in USA, Cina e Giappone. La flessibilità del sistema sarà essenziale, con tecnologie di accumulo e reti intelligenti che diventeranno elementi ancora più strutturali del sistema energetico. L’IA, però, evidenzia IEA, non è solo consumatrice: può essere uno strumento di ottimizzazione del sistema energetico, attraverso previsioni meteo mirate, manutenzione predittiva e gestione intelligente della rete. Applicata su larga scala, l’IA potrebbe ridurre la necessità di costruire 175 GW di nuove linee elettriche, rendendo più efficiente l’utilizzo delle reti esistenti. Non mancano però i rischi: la concentrazione geografica dei data center crea vulnerabilità infrastrutturali, mentre aumentano gli attacchi informatici alle utility. Inoltre, si aggrava la dipendenza da materie prime critiche, come il gallio, oggi quasi interamente raffinato in Cina.
Energia e IA, una convergenza silenziosa
La corsa all’IA sta ridefinendo gli equilibri di potere: chi saprà garantire un flusso stabile e sostenibile di energia potrà controllare l’accesso e lo sviluppo dell’IA, e quindi la futura leadership digitale. Il rapporto di IEA evidenzia Stati Uniti e Cina alla guida del settore, ma anche l’Europa – con i suoi investimenti in rinnovabili e la sua competenza nel manifatturiero ad alta precisione – si sta già ritagliando un ruolo. D’altro canto, le strategie di procurement energetico delle big tech (come Google, Microsoft, Amazon) stanno influenzando le politiche industriali e infrastrutturali dei paesi ospitanti, anche europei, determinando effetti sull’economia e la politica locali. Restano ancora da capire gli effetti dei dazi di Trump, che potrebbero causare rallentamenti allo sviluppo in Italia e in senso più ampio in tutta Europa.
Per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo, l’IEA evidenzia che contano attualmente per meno del 10% della capacità mondiale di data center (pur avendo il 50% degli utenti di internet globali). L’IA offre a questi Paesi un’occasione di leapfrogging: saltare le tappe, e puntare direttamente su tecnologie digitali distribuite. A condizione, però, che sappiano garantire affidabilità della rete elettrica, digitalizzazione e formazione tecnica.
Trarre delle conclusioni definitive non è semplice, trattandosi di una materia plastica, in rapida evoluzione; tuttavia, il messaggio finale che pare emergere dal rapporto IEA è quello di una crescente convergenza tra energia e tecnologia, un fenomeno che richiede di essere gestito con visione strategica e capacità di anticipare i cambiamenti. Sarà necessario promuovere nuove alleanze tra governi, operatori energetici e attori del mondo digitale, in un quadro di collaborazione proattiva, al fine di saper estrarre il maggior valore possibile da uno strumento, l’IA, dalle ampie potenzialità.
Accanto a questo, occorrerà investire nell’aggiornamento delle competenze, nell’evoluzione del quadro normativo e regolatorio, e nel rafforzamento delle infrastrutture. La sfida sarà adottare un approccio multilivello, capace di accompagnare lo sviluppo dei data center senza ostacolarne la crescita e di adeguare progressivamente le reti e i sistemi esistenti alle nuove esigenze di consumo. Sarà, in definitiva indispensabile, a livello nazionale e a livello globale, compiere scelte lungimiranti, in grado di sostenere un sistema energetico sempre più articolato e dinamico.
Report IEA – link