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Governo, In Primo Piano, Post in evidenza, Rinnovabili

Ultima chiamata per le rinnovabili: l’appello al Ministero della Cultura

Posted: 27 Aprile 2022 alle 17:37   /   by   /   comments (0)

di Emanuele Rosa

I provvedimenti sull’aumento delle bollette, l’intensa azione diplomatica del Governo per limitare la dipendenza dal gas russo e la conseguente ricerca di strade alternative per l’approvvigionamento energetico (ultimo, in ordine di tempo, l’accordo concluso per aumentare le forniture di gas dal Congo), confermano la centralità che le tematiche energetiche hanno assunto nel dibattito politico-istituzionale nel nostro Paese, anche in termini di scenari geopolitici. 

Nei giorni scorsi, inoltre, il Ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha annunciato che sono allo studio del Governo ulteriori misure specifiche per una semplificazione drastica sul fronte delle energie rinnovabili. E forse non è il caso di derubricare come fenomeno secondario l’attenzione alle fonti alternative di energia da parte della società civile: possiamo anzi dire che tra i nostri concittadini vi sia un certo fermento e forse, anche, una maggiore consapevolezza sulla cosiddetta transizione ecologica.

In occasione della Giornata della Terra 2022 lo scorso 22 aprile si è svolta a Roma una manifestazione di fronte al Ministero della Cultura per chiedere con forza un cambio di passo al Governo nel ridurre la dipendenza dell’Italia dalle fonti fossili e limitare l’aumento di temperatura a cui è sottoposto il pianeta. Al tempo stesso, è stato posto in evidenza il contributo determinante che le fonti rinnovabili può fornire al nostro Paese in termini di indipendenza energetica. 

La manifestazione è stata organizzata da “Cittadini per l’Italia Rinnovabile”, un comitato di recente costituzione formato da attivisti, giornalisti, professionisti, cittadini comuni, esperti e operatori delle rinnovabili e rappresentanti di associazioni ambientaliste. Presenti numerose sigle della galassia ecologista tra cui Eco Lobby, Fridays For Future Italia, Europa Verde e Europeisti Verdi.  Sono intervenuti tra gli altri il Vicepresidente di Kyoto Club, Francesco Ferrante, e il consigliere di Volt Europa, Guido Silvestri. 

Nei giorni precedenti la manifestazione, i promotori hanno lanciato anche la petizione “Franceschini, ora basta sblocca le rinnovabili!” su Change.org che ha superato ad oggi le 45mila firme. La petizione è appunto rivolta al Ministro della Cultura Dario Franceschini, al Premier Mario Draghi e al Segretario del Partito Democratico Enrico Letta. Al titolare del Dicastero di Via del Collegio Romano, il comitato lancia un accorato appello a sbloccare i numerosi progetti di energia rinnovabile e sul banco degli imputati sono finite le sovrintendenze, accusate di porre “veti anacronistici e incomprensibili”. Il comitato chiede inoltre che venga inaugurata una nuova stagione di collaborazione tra tutti gli attori coinvolti per superare lo stallo sui progetti fermi da ormai troppo tempo.

I fautori dell’iniziativa parlano di svolta necessaria che tuttavia viene tenuta ferma, principalmente, con l’uso strumentale della burocrazia e con il pretesto dei vincoli paesaggistici. “Abbiamo a cuore il paesaggio dell’Italia che è uno dei più belli al mondo – si legge nel testo della petizione online – ma vogliamo un nuovo paesaggio della transizione ecologica, che ospiti armoniosamente le energie pulite, e non le rifiuti con pregiudizio”. Secondo i dati di R.E.GIONS 2030, infatti, la quasi totalità dei nuovi piani di sviluppo di impianti eolici e solari si ferma sulla carta. Le procedure autorizzative mostrano ancora tempi lunghi e sono caratterizzati da forti disomogeneità a livello regionale nonostante ci sia stato un risveglio dopo anni di stallo. È necessario quindi conciliare le esigenze di tutela del paesaggio e raggiungere – a livello nazionale – gli obiettivi di investimento nelle energie rinnovabili. Al tempo stesso occorre promuovere lo sviluppo e l’acquisizione di (nuove) competenze per il personale della PA locale, asset fondamentali per sostenere una cultura della transizione che agevoli il consenso attorno agli impianti e che metta al centro la qualità dei progetti. La strada, dunque, è ancora lunga e piena di ostacoli.