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UE, al via la roadmap per l’idrogeno
di Carlo De Nicola
Lo scorso 8 luglio la Commissione Europea ha pubblicato la propria proposta di strategia per l’idrogeno, con l’obbiettivo di delineare un percorso rapido ed efficace per la diffusione di questo vettore energetico nell’Europa climate neutral del futuro.
La diffusione dell’idrogeno potrà sostenere la decarbonizzazione di quei segmenti di consumo energetico più difficili da “convertire”: come si legge nella strategia, l’obiettivo è coprire con l’idrogeno il 14% del mix energetico al 2050. Nell’implementazione, tuttavia, sarà necessario procedere per gradi. Per la Commissione occorre puntare sullo sviluppo di una filiera dell’idrogeno rinnovabile (o “verde”), idrogeno prodotto tramite elettrolizzatori alimentati da energia prodotta da fonti rinnovabili e quindi a emissioni zero, coerentemente con i target di neutralità climatica per il conseguimento dei quali sono già stati messi in campo diversi strumenti finanziari e di policy. Ciononostante, nel breve e medio periodo parte della produzione di idrogeno non potrà che essere alimentata da energia prodotta da fonti fossili. Per questo motivo, saranno necessarie tecnologie di cattura della CO2 tali da minimizzare la quota di emissioni derivante dal processo di elettrolisi.
Gli obbiettivi per il brevissimo termine (da ora al 2024) prevedono l’installazione di almeno 6 GW di elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile, per una produzione totale, nei Paesi UE, di 1 milione di tonnellate di idrogeno “verde”.
Gli elettrolizzatori, in questa fase, dovrebbero sorgere nei pressi dei siti di consumo e, pertanto, non sarà necessario lo sviluppo di infrastrutture dedicate; sarà tuttavia possibile sperimentare il trasporto nella rete gas, mescolando idrogeno e metano.
Nella seconda fase (secondo la Commissione, dal 2025 al 2030) i target di installazione di elettrolizzatori per idrogeno rinnovabile saliranno a 40 GW per una produzione di 10 milioni di tonnellate in tutta l’Unione Europea.
In questo secondo momento, si prevede l’avvio di politiche tali da incentivare l’uso dell’idrogeno per settori energivori come la produzione dell’acciaio, nonché per trasporti pesanti e marittimi. In questa fase crescerà il bisogno di infrastrutture dedicate al trasporto e allo storage: una necessità che potrà, almeno in parte, essere soddisfatta tramite la riconversione della rete gas esistente.
Una terza fase, invece, da raggiungere tra il 2030 e il 2050, vedrà la piena maturità delle tecnologie di produzione di idrogeno “verde”. Secondo la Commissione, l’idrogeno potrà sostituire i combustibili fossili in tutti i settori che non possono essere alimentati da fonti alternative. Gli elettrolizzatori ancora alimentati da fonti fossili di transizione, come il gas, potranno essere convertiti a biometano, in modo da poter continuare a funzionare anche dopo l’abbandono completo del fossile.
Realizzare questa strategia comporterà la mobilitazione di risorse imponenti. La Commissione stima, nelle prime due fasi, investimenti tra 24 e 42 miliardi di euro in elettrolizzatori, e tra 220 e 340 miliardi di euro per i connettori che porteranno l’energia prodotta dagli impianti rinnovabili agli elettrolizzatori (la domanda di energia è stimata tra 80 e 120 GW). A questi si sommano 11 miliardi di euro di investimenti per costruire impianti di cattura della CO2 presso gli elettrolizzatori alimentati da combustibili fossili, ed altri 65 miliardi per il trasporto dell’idrogeno e la costruzione di un’adeguata rete infrastrutturale per la distribuzione e lo stoccaggio. All’avvento di importanti investimenti pubblici nell’Idrogeno dovranno perciò accompagnarsi anche nel nostro Paese progettualità degne della sfida. Il ruolo del Governo sarà tanto importante quanto quello delle imprese: progettare insieme, senza timidezze, per non perdere uno dei principali treni del futuro energetico del Continente.