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Authorities, Governo, In Primo Piano, Post in evidenza, Unione Europea

L’inefficienza della giustizia incide su prestiti, tassi di interesse e perfino capacità di innovazione nell’economia reale: un’analisi di Banca d’Italia

Posted: 8 Aprile 2021 alle 16:15   /   by   /   comments (0)

di Redazione

Tra le riforme suggerite all’Italia dalla Commissione Europea per ottenere i fondi del Next Generation EU spicca quella della giustizia civile. La necessità di un intervento strutturale da parte del Governo non è però solo fatta presente dall’Europa: la lentezza e la farraginosità dei procedimenti giudiziari, soprattutto in alcune aree del Paese, pesa come un macigno e rappresenta uno svantaggio competitivo esiziale per le imprese e per le banche italiane. Il problema della giustizia colpisce infatti in primis il settore bancario, e ovviamente si trasmette all’economia diffusa e alla capacità di pianificare investimenti produttivi.

Un recente studio della Banca d’Italia ha analizzato gli effetti dell’efficienza dei tribunali nell’offerta di credito alle imprese, basandosi sulla durata delle procedure fallimentari e guardando alle differenze nel trattamento riservato ad aziende similari ma in comuni diversi.

L’analisi afferma, tra l’altro, che “una maggiore durata delle procedure fallimentari è associata a tassi di interesse più alti e a una minore quantità di credito accordato, in particolare alle aziende più rischiose” e rileva inoltre che “l’inefficienza della giustizia è collegata a una minore probabilità di ottenere nuovi prestiti, a una leva finanziaria inferiore e a un minore livello di investimenti”.

Guardando qualche numero, si evince che una riduzione delle procedure fallimentari di 70 mesi comporterebbe una riduzione dei tassi intorno ai 16 punti base per le aziende in media posizione di rischio, e di 22 punti base per quelle a maggior rischio di fallimento. E, sempre secondo l’analisi, ci sarebbe un aumento del credito del 5,7% (del 6,9% per il credito alle imprese ad alto rischio).

Numeri che a prima vista possono sembrare bassi, ma che in realtà si traducono in diversi miliardi di euro di investimenti persi per carenza di accesso al credito.

La ricerca arriva a due conclusioni: le banche utilizzano le quantità di credito piuttosto che i prezzi come principale strumento di rifinitura dell’offerta; e orientano sensibilmente i prestiti a favore delle imprese a basso rischio quando l’efficienza dei tribunali locali segna il passo. E questo è un gran peccato, soprattutto quando l’impresa più “rischiosa” detiene caratteristiche di innovazione e potenzialità molto maggiori di quella più solida ma meno interessante in termini di investimento e di ritorno.