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Le Scienze della Terra, la Sostenibilità e la Transizione Energetica

Posted: 21 Maggio 2020 alle 10:39   /   by   /   comments (0)

Spunti dal corso “Sostenibilità e Transizione Energetica: una opportunità per la nuova generazione di geoscienziati”. Univ. RomaTRE

di Pierluigi Vecchia – Geologo, esperto di energia e geoscienze

Fig. 1 – Locandina del corso, effettuato con il patrocinio della Società Geologica Italiana

Questa nota è un resoconto su un corso di tre giorni, patrocinato dalla Società Geologica Italiana, che ho organizzato per la scuola di dottorato e per gli studenti del Master in Scienze Geologiche dell’Università RomaTRE. È stata una delle ultime attività universitarie prima del lockdown sanitario che ha coinvolto l’Italia e il mondo.

Riflettevo su come e quanto questa pandemia possa cambiare gli scenari e le prospettive che abbiamo discusso con i giovani studenti e professionisti di domani, perché la COVID-19 sarà molto più di un’emergenza sanitaria: ha il potenziale per generare devastanti crisi sociali, economiche e politiche che lasceranno profonde cicatrici. Il mondo sta cambiando, e la sfida è quella di trovare sufficiente resilienza per adattare le nostre professionalità e le nostre conoscenze. Il virus non conosce confini geografici, e abbiamo la necessità di una reazione altrettanto globale perché diventi una opportunità: i paesi devono continuare a compiere progressi nel raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile globale e integrato (SDGs) dell’Agenda 2030.

È molto probabile che la pandemia cambierà le priorità: la salute e il benessere (SGD n°3) diventeranno probabilmente e giustamente sempre più importanti, ma non possiamo dimenticare che ogni singolo SDG, ogni Obiettivo, ha una connessione profonda e trasversale con gli altri. Ecco perché questa pandemia può diventare un’opportunità da cogliere. L’errore più grande sarebbe quello di inseguire le facili demagogie del tutto-e-subito, facendo prevalere un bisogno rispetto ad un altro. La ripartenza non può essere pensata solo nell’ottica, ad esempio, di un passaggio immediato a fonti energetiche rinnovabili senza considerare i loro attuali limiti tecnologici, la necessità di riavviare una economia che investa anche in Ricerca e Sviluppo per il miglioramento di questi limiti, la necessità di dare un lavoro subito, quello sì, ai tanti che si sono improvvisamente trovati senza una certezza per il futuro.

Con gli studenti abbiamo analizzato la storia e l’evoluzione del concetto di sostenibilità, dalla Conferenza ONU di Stoccolma del 1972 e la sua “Dichiarazione sull’ambiente umano”, fino al rapporto ONU “Il nostro futuro comune” del 1983 (il Rapporto Bruntland), e alla conferenza COP21 di Parigi del 2015 con l’Agenda 2030 e i suoi 17 Sustainable Development Goals – SDG: un invito all’azione urgente e globale per strategie che migliorino la salute e l’istruzione, riducano la povertà e la disuguaglianza e stimolino la crescita economica, affrontando i cambiamenti climatici e preservando il nostro pianeta. Emerge chiaramente come ogni singolo obiettivo abbia una stretta connessione con gli altri e con le 3 componenti della sostenibilità: sviluppo economico, cura ambientale, uguaglianza sociale.

Con questo approccio, le Geoscienze possono svolgere un ruolo primario nello sviluppo di diversi obiettivi, a partire dalla necessità di dare accesso a tutte le persone a un’energia accessibile e pulita (SDG7) e di preservare gli oceani e la terra (SDG 14 e 15), alle azioni da intraprendere per affrontare i cambiamenti climatici (SDG 13), alla necessità di garantire città e infrastrutture efficienti e sostenibili (SDG 11), alla crescente richiesta di un consumo e una produzione responsabili di prodotti (SDG 12).

Il percorso della decarbonizzazione non è solo il percorso verso la fine dell’uso di idrocarburi: i nuovi settori energetici contribuiranno alla rapida crescita della domanda per una vasta gamma di minerali e metalli, che per essere soddisfatta richiede energia e genera emissioni. Le risorse minerarie (in particolare i metalli rari e i loro giacimenti profondi) stanno diventando strategiche, ma rimangono poco conosciute. È essenziale un New Deal, una nuova fase di ricerca, ma l’esplorazione, la produzione e la lavorazione della materia prima, il suo riuso, riciclo e smaltimento finale, possono essere effettuati solo se accompagnati dalla capacità di controllarne gli impatti ambientali e sociali.

In questo scenario necessario per il nostro sviluppo, l’economia circolare svolge un ruolo fondamentale: ridurre, riutilizzare, riciclare e smaltire i rifiuti necessita di una profonda conoscenza dei materiali e dei siti di lavorazione, nonché delle attività relative alla bonifica di aree contaminate.

Infine, ancora più importante, con un approccio così globale una valutazione d’impatto ambientale standard non è più sufficiente per prendere in considerazione tutti gli aspetti o segmenti della vita di un prodotto o di un’attività industriale. Abbiamo sempre più bisogno di una valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assessment-LCA). L’Agenzia Europea per l’Ambiente-AEA definisce la LCA (“Valutazione del ciclo di vita, una guida ad approcci, esperienze e fonti di informazione”, 1997) come “la valutazione di alcuni aspetti – spesso gli aspetti ambientali – di un sistema produttivo attraverso tutte le fasi del suo ciclo di vita. Rappresenta una famiglia di strumenti e tecniche progettati per aiutare nella gestione ambientale e, a più lungo termine, nello sviluppo sostenibile”.

Le Geoscienze svolgono un ruolo molto importante in un processo così globale e trasversale; c’è la necessità di cambiare il paradigma e aprire la mente, e noi geologi, o geoscienziati, siamo ben posizionati per farlo. Continueremo a rivestire un ruolo primario e duraturo per l’esplorazione e la produzione di idrocarburi, petrolio e principalmente gas, almeno fino al 2050 o 2060, ma anche nella CCS e in tutte le nuove soluzioni energetiche con tecnologie e concetti da migliorare o ancora da sviluppare.

Il “sistema economico dei 2°c” (IPCC) previsto per il 2050 genererà una grande domanda di nuovi metalli e minerali (+200% di alluminio, ferro, piombo e nichel; +1000% di cobalto, litio, manganese): abbiamo una conoscenza molto scarsa di tali risorse e il mix di competenze del geoscienziato è unico, in particolare nella gestione dei dati e nella risoluzione di problemi complessi. Saranno sempre più richieste professionalità con più competenze, in grado di integrare le conoscenze geologiche con l’IT, l’economia e le scienze sociali. Senza tralasciare che la prossima generazione di professionisti delle scienze della terra è già estremamente attenta all’ambiente: è importante che il mondo politico e quello industriale iniettino ottimismo e responsabilizzazione nella prossima generazione di decision makers. In questo, le università devono rafforzare il messaggio secondo cui in futuro saranno ancora necessari geologi del petrolio e del sottosuolo, ma sarà essenziale modificare i curriculum degli studi e le modalità di promozione della professione per adattarli alle esigenze professionali.

Un ultimo punto è altrettanto essenziale: chi si occupa di scienza, a parte qualche eccezione, ha una innata difficoltà a comunicare con platee ampie di non scienziati; noi geologi dobbiamo sviluppare la capacità di comunicare in modo semplice e, cosa più importante, la capacità di ascoltare le richieste e i dubbi che vengono espressi dai tanti stakeholder coinvolti. È questo è l’unico modo per affrontare la sfida, altrettanto rilevante, di una corretta diffusione della conoscenza.

Una esercitazione con lo sviluppo di una matrice degli impatti ambientali associati alla costruzione, installazione, gestione e smantellamento di un impianto di produzione di energia ha concluso il corso: una discussione intensa e interessante con i giovani geologi su come valutare i rischi ambientali e sociali e su come prevenirli, monitorarli e mitigarli. Inoltre, sono stati discussi e applicati ai diversi impianti “immaginati” dagli studenti un piano di stakeholder engagement, un associato piano di comunicazione ambientale per prevenire i conflitti sociali e l’applicazione di base dei concetti di responsabilità sociale delle imprese (CSR).

Sono stato piacevolmente colpito dalla partecipazione degli studenti, dalla loro fame di conoscenza, dal loro desiderio di comprendere gli scenari energetici in un contesto più ampio di sviluppo energetico sostenibile, di protezione dell’ambiente che ci circonda, delle azioni intraprese e da intraprendere in termini di adattamento e/o mitigazione dei cambiamenti climatici.

È stata una scommessa vincente: credo che questi concetti debbano entrare a far parte dei fondamenti dei programmi universitari e delle nostre competenze: questo è il momento per noi geologi di posizionarci in prima fila nel processo di transizione energetica.

Fig. 2 – Le Scienze della Terra nel mondo che cambia