In Primo Piano, Post in evidenza, Unione Europea
In-formare la ripartenza
di Carlo De Nicola
La pandemia da COVID-19 ha “solo” – si fa per dire – esacerbato un problema di cui da tempo siamo tutti ben al corrente: il proliferare, specialmente tramite i media digitali, di informazioni inesatte, interpolate o, nei casi peggiori, del tutto infondate. In una parola, il problema della disinformazione. Per questo motivo, la Commissione Europea ha, lo scorso 26 maggio, pubblicato le Linee Guida per il rafforzamento del Codice delle Pratiche sulla Disinformazione. Il documento prevede, tra le direttrici di miglioramento del framework già esistente, l’ampliamento della platea di adozioni del Codice, azioni volte alla demonetizzazione della disinformazione anche limitando la visibilità degli attori responsabili in modo reiterato della diffusione di informazioni false, l’incremento dei servizi di fact-checking e un capillare sistema di monitoraggio basato su parametri chiari e facilmente misurabili.
Tema particolarmente caldo tra quelli affrontati dalle Linee Guida è la pubblicità politica e l’attività di comunicazione issue-based, ovvero tutte le attività di sensibilizzazione e advocacy relative a specifici argomenti. Oltre a prevedere una maggiore trasparenza nell’identificazione dei singoli contenuti come messaggi sponsorizzati e a tema politico-sociale, le Linee Guida sottolineano i rischi legati alla pratica del micro-targeting, che consente di disegnare messaggi sulla base di uno studio estremamente sofisticato del profilo psicologico, sociale e demografico dei destinatari, soprattutto per quanto concerne la tutela della privacy e il fenomeno della polarizzazione politica.
Al di là del tema essenziale della tutela del diritto a ricevere un’informazione obbiettiva e di qualità e l’interessante discussione oggi in atto sulla libertà di opinione – talvolta percepita, erroneamente, come in contrasto con il primo principio – occorre anche impostare il dibattito su un altro piano, parallelo e non meno importante: il ruolo che una migliore informazione può avere sia nella ripartenza in fase post-pandemica, sia più in generale nella crescita economica e sociale del sistema-Paese. Da consulenti, infatti, sappiamo bene come l’informazione si trasformi in consenso, il consenso in politiche, e le politiche possano bloccare – o se ben progettate far decollare – interi settori. Ciò è tanto più vero in un settore come quello dell’energia, dato che questioni come la transizione ecologica, la sostenibilità, la tutela del paesaggio e il ruolo delle attività umane nei cambiamenti climatici e il contrasto agli stessi riscuotono dal grande pubblico un interesse sempre maggiore. Questo fenomeno, insieme all’importanza economica dell’industria energetica e alla posta in gioco nella sfida della decarbonizzazione, dovrebbe imporre un paradigma volto alla diffusione di informazioni corrette ed equidistanti dagli interessi di parte così come dagli allarmismi e dalle “facili ricette”, al fine di fornire a ogni singolo cittadino i migliori strumenti possibili per valutare il merito delle riforme e delle strategie che, in questi anni così cruciali, si susseguono rapidamente.