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Il ruolo del Public Affairs nella fase post Covid per una ripartenza in chiave sostenibile
di Caterina Castellani
Con l’esplosione della crisi del Covid-19, le istituzioni europee e nazionali sono state costrette a gestire l’emergenza sanitaria e rivedere di conseguenza le proprie policy per far fronte alla recessione economica. Le nuove priorità hanno quindi determinato nuove esigenze e certamente hanno definito anche la nuova agenda e i nuovi obiettivi dell’attività di lobbying e Public Affairs.
Diverse anche le modalità per potare avanti l’attività di sensibilizzazione del processo decisionale. WhatsApp, telefonate, videocall, e riunioni on line hanno ormai sostituito le riunioni “fisiche”.
Uno scenario, questo, che presenta dinamiche di complessità del tutto nuove e in cui le azioni di lobbying e relazioni istituzionali – se rafforzate anche da attività mirate ad ottenere il coinvolgimento e la costruzione di una base di stakeholders capaci di legittimare i temi di interesse – assumono un ruolo fondamentale al fine di ancorare la cd. transizione ecologica alla fase di rilancio post-Covid.
Il virus Sars-Cov-2 ha messo in crisi i sistemi sanitari dei paesi più ricchi, l’economia e la finanza globale, provocando una pandemia che ha evidenziato quanto le nazioni tecnologicamente più avanzate siano vulnerabili ed impreparate ad affrontare e prevenire eventi di questo tipo.
I Governi sono chiamati a dare una risposta al problema della vulnerabilità tenendo in conto che la società contemporanea si trova di fronte ad un bivio tra modernizzazione e conservazione. Due sono le strade percorribili: avviare la ricostruzione dell’economia ricominciando dalle identiche politiche pre-crisi o avviare un cambiamento radicale nelle politiche economiche, ambientali, ed energetiche per garantire in Europa una progressiva e sostenibile transizione economica secondo gli obiettivi prefissati dal Green New Deal.
A livello nazionale le forze politiche di maggioranza sono impegnate affinché molte delle risorse disponibili siano convogliate verso un Green New Deal italiano. I provvedimenti legislativi attualmente in cantiere dovrebbero puntare sulla semplificazione amministrativa anche per il repowering eolico e solare; riguarderanno pure gli strumenti di agevolazione fiscale dell’ecobonus e del sismabonus, i cui costi per il sistema dovranno però essere attentamente monitorati.
Tuttavia, il contesto nel quale potranno sorgere future iniziative imprenditoriali nelle rinnovabili diventa sempre più imprevedibile. E’ qui che la figura del lobbista assume centralità proponendo al legislatore soluzioni concrete per superare le barriere che ostacolano lo sviluppo di investimenti in chiave sostenibile. Ad esempio, nello sviluppo delle rinnovabili, la semplificazione e la velocizzazione dei processi autorizzativi determinerebbe già un importante boost.
Una sfida ardua in piena fase di “recovery” che, se gestita o “indirizzata” in chiave “green” potrebbe condurre il nostro continente verso l’evoluzione dell’economia e dell’energia auspicata.
La modernizzazione (nel senso di “sviluppo sostenibile”) del nostro Paese può dare una risposta alle crisi ambientali e sanitarie, rilanciare l’economia creando nuova occupazione dalla conversione ecologica e rappresentare l’alternativa alla conservazione dello status quo.
Riusciranno i lobbisti “green” a sensibilizzare il legislatore affinché la transizione ecologica diventi di fatto il pilastro su cui costruire la ripresa economica?