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Fer e compensazioni: meglio Cer e sconti di aiuole e campi da calcio

Posted: 12 Giugno 2023 alle 12:07   /   by   /   comments (0)

di Lorenzo Vallecchi (QualEnergia)

Le richieste di compensazioni da parte delle comunità locali che ospitano i grandi impianti a energie rinnovabili sono abbastanza spesso “immature”, cioè inadeguate a dare vantaggi efficaci e di ampia portata ai territori.

Questo è un handicap che pesa sulla sostenibilità a 360° dei territori stessi, sull’accettabilità sociale dei parchi eolici e solari in generale e quindi sulle sorti della transizione energetica, che potrebbe procedere più speditamente se i territori sfruttassero meglio l’opportunità offerta dalle opere di compensazione.

Questo, in sintesi, il senso dell’intervento di Massimiliano Atelli, Presidente delle Commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec presso il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, a un recente convegno.

Pesi e contrappesi

Rispetto ai 7,5 GW di pareri favorevoli di Valutazione d’impatto ambientale (Via) espressi l’anno scorso dalle Commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec, “con tutta probabilità” si riuscirà ad andare in doppia cifra quest’anno, ha detto Atelli, secondo cui “si tratta di progetti fatti mediamente bene”.

Per contro, “la crescita del livello di maturità che noto sulla domanda di autorizzazioni, probabilmente non l’abbiamo ancora raggiunta” sul lato della richiesta di compensazioni dei territori, ha evidenziato il presidente delle due commissioni. “Dobbiamo fare questo salto di qualità” su quest’ultimo fronte, ha aggiunto.

Parte della difficoltà a stabilire, in ogni singolo caso, quale sia una compensazione opportuna rispetto all’impatto ambientale dei grandi impianti, è il fatto che “la valutazione di impatto ambientale non è un algoritmo, non è una combinazione di fattori matematici dai quali può uscire un risultato puntuale”.

“È un sistema di pesi e contrappesi, di ricerca di equilibri che possono mutare nel tempo”, quindi “se cambiano le condizioni di contesto, una Via di cinque anni prima, tre anni prima, può doversi adattare in modo anche significativo”.

Richieste “immature”

Fra gli esempi di compensazioni che le comunità locali richiedono e che sono ritenute non necessariamente all’altezza delle sfide climatiche ed energetiche, ci sono tipicamente cose come “il campo di calcio, l’aiuola, il tetto della palestra”, ci ha detto Tommaso Barbetti, partner di Elemens, società di consulenza specializzata nel settore energia.

La “immaturità” delle richieste di compensazione da parte delle comunità locali dipende probabilmente da un mix di fattori.

“I comuni che ospitano gli impianti sono spesso piccoli e poco strutturati; pertanto, non perfettamente abili a gestire la complessità di importanti investimenti privati”, ha detto a QualEnergia.it Giovanni Galgano, direttore di Public Affairs Advisors, una società di consulenza specializzata nelle relazioni istituzionali, nell’advocacy e nella comunicazione strategica con una lunga esperienza nelle attività di accettabilità di opere e investimenti sul territorio.

Cosa prevede la normativa

A differenza di altri ambiti energetici, le compensazioni non soffrono necessariamente di lacune legislative. Esistono già, infatti, strumenti normativi con una prassi applicativa capace di sostenere richieste di compensazione più mature.

Il decreto 10 settembre 2010 del ministero dello Sviluppo economico, con le sue linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, prevede che nel caso di un potenziale danno ambientale connesso alla realizzazione dell’impianto, e solo in quel caso, il Comune possa chiedere misure compensative non patrimoniali nella misura massima del 3% del fatturato. Si tratta di cifre non banali nel caso di impianti da decine di MW.

“Poi, nella pratica, è diventato essenzialmente sempre. Anche se non c’è danno ambientale vengono chieste compensazioni nella misura, non massima, ma di default, del 3% e le misure sono appunto campi di calcio e cose del genere”, ci ha spiegato Barbetti.

Esiste però anche un problema di comunicazione da parte degli operatori e delle amministrazioni comunali, visto che è diffusa la sensazione fra le comunità locali che i grandi impianti non offrano alcun vantaggio ai territori che li ospitano.

“Evidentemente non sono percepiti, se poi emerge dal territorio l’idea che non si lasci niente. I soldi in realtà vengono lasciati, però in modo non efficace. Da qui l’urgenza di rivedere questo tema”, sottolinea Barbetti.

Anche gli operatori possono fare di più

Rivedere il tema delle compensazioni è però una responsabilità anche degli operatori delle rinnovabili, che potrebbero far valere meglio i soldi che comunque solitamente lasciano sul territorio.

“Molti operatori seguono pedissequamente la normativa attuale, concentrandosi, legittimamente, sulla leva economica e tralasciando la gestione del vantaggio di comunità. Il mio consiglio è sempre quello di porsi obiettivi più ambiziosi, magari più faticosi, ma che consentano un dialogo e un’accettazione molto più duratura, dai territori dove si deve operare per tanti anni”, ha detto Galgano.

La ricetta per questo tipo di accettazione è tanto nota sulla carta quanto ancora poco praticata nella realtà. Ciò in quanto presuppone un rapporto vero con le comunità locali, che richiede tempo, dedizione e pazienza.

“Le forme più soddisfacenti ed efficaci di compensazione tendono a verificarsi quando la proposta progettuale è arrivata anche ‘dal basso’, ovvero dai rappresentanti della comunità locale, non necessariamente il sindaco o il Comune. La nostra esperienza ci dice che, se si riesce ad avviare un tavolo progettuale partecipato, l’alleanza tra istituzioni, comunità locale e chi propone l’investimento è più semplice e duratura”, secondo il direttore di Public Affairs Advisors.

Solo i Comuni o anche le Regioni?

Galgano ha espresso delle riserve sull’utilità di estendere anche alle Regioni la possibilità di richiedere compensazioni, come modo per alleviare il problema della “immaturità” delle contropartite attualmente richieste a livello municipale. Richieste in tal senso sono venute recentemente da Regioni come la Sicilia, la Calabria e la Basilicata.

“Penso che ‘aggiungere’ soggetti pubblici interessati alle compensazioni sia perfino rischioso in termini di efficacia del processo”, ha detto il consulente.

“Probabilmente è meglio concentrarsi sullo studio di nuove misure che rendano più immediato il beneficio percepito dei cittadini. Penso per esempio, nel caso di impianti rinnovabili, a sconti diretti nelle bollette dei residenti, o a esperienze di compartecipazione agli utili”.

Sulla stessa lunghezza d’onda si è detto anche Barbetti.

“Se le compensazioni fossero cose un po’ più percepibili dai cittadini, fino ad arrivare alla cosa più percepibile in assoluto che è lo sconto in bolletta, probabilmente anche la narrativa cambierebbe”, secondo il partner di Elemens.

Metodi e misure alternative

Se richieste di compensazioni più mature non vengono dal basso, però, ci si potrebbe trovare nelle condizioni di dover conciliare un intervento dall’alto con il rispetto della sensibilità dei territori, ha riflettuto Atelli.

“La condivisione trasparente e partecipata è una strada praticabile se correttamente preparata e gestita. Se l’intervento dall’alto significa prima ascoltare e non solo proporre, è possibile trovare un percorso comune, come dimostrano molti interventi in cui abbiamo svolto un ruolo di assistenza”, ha commentato Galgano.

Atelli ha poi provato a prefigurare più nel dettaglio in cosa potrebbero consistere compensazioni più “mature”, incisive e di ampio respiro.

Un modo per favorire compensazioni più efficaci potrebbe essere quello di slegare l’ambito d’intervento della Via, quello delle energie rinnovabili, dall’ambito di intervento delle opere di compensazione, anche nel caso di iniziative più importanti rispetto al rifacimento di un’aiuola o di un campo da calcio.

In altre parole, un’opera di compensazione potrebbe consistere, per esempio, in soluzioni per migliorare la qualità dell’aria nel caso di una zona particolarmente esposta all’inquinamento atmosferico: questa contropartita offrirebbe alla comunità locale vantaggi molto più concreti e duraturi, secondo il presidente delle Commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec.

Con questo tipo di compensazioni esiste però il rischio di passare da richieste troppo timide, fini a sé stesse e inconcludenti, a proposte forse troppo ambiziose e un po’ fuori luogo.

Usando questa logica, perché non richiedere opere di rimedio del dissesto idrogeologico, o un ripristino della biodiversità, o iniziative di ripopolamento di borghi abbandonati?

Slegando troppo gli ambiti di intervento, si rischia di proporre iniziative di cui gli operatori dell’energia non hanno esperienza alcuna. E si rischierebbe paradossalmente di innescare un circolo vizioso, con la necessità di ulteriori procedure di Via nel caso di compensazioni consistenti in altri impianti complessi, che avrebbero bisogno a loro volta di una Via per essere approvati.

Ambiti coerenti

Forse meglio restare nell’ambito di opere di compensazione energetiche. La chiave è che assicurino un effettivo vantaggio di lungo termine alle comunità interessate.

Una di queste forme di compensazione potrebbe consistere nell’aiutare i territori a creare delle comunità dell’energia rinnovabile (Cer), cosa che sta cominciando ad avvenire, secondo Barbetti, vista anche la difficoltà, per molti non addetti al settore, a orientarsi nel labirinto tecnico-normativo che riguarda questa recente configurazione.

“Gli enti locali sono molto attratti dalla possibilità di dare vita a comunità energetiche; tuttavia, la complessità della regolazione e delle configurazioni tecniche possibili non consente ai singoli comuni di poter lavorare in autonomia”, precisa Galgano.

“Alcuni operatori stanno proponendo un supporto concreto nella costruzione e nella futura gestione di comunità energetiche. Penso che sia una buona opzione, soprattutto quando verranno chiariti definitivamente i contorni regolatori delle Cer”, ha concluso il direttore di Public Affairs Advisors.

Se le compensazioni contribuissero in modo sostanziale anche solo a diffondere le comunità dell’energia rinnovabile, e a rendere le persone più consapevoli di quello che i grandi impianti a energie rinnovabililasciano ai territori, potrebbero dire di essere state promosse all’esame di maturità.