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Gas, Governo, Idrocarburi, In Primo Piano, Post in evidenza

Approvato il PiTESAI, le reazioni degli stakeholder

Posted: 27 Febbraio 2022 alle 0:17   /   by   /   comments (0)

di Emanuele Rosa 

Tra continui rinvii, annunci e scadenze posticipate il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) ha pubblicato, lo scorso 11 febbraio, il DM n. 548 del 28 dicembre 2021 di adozione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, meglio conosciuto con l’acronimo PiTESAI.  

Come è noto, il Piano individua le aree del Paese in cui sarà consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale e lo stesso Ministro Roberto Cingolani lo ha inserito tra le priorità politiche del MiTE per quest’anno e per il triennio 2022-2024. 

Secondo il Dicastero di Via Cristoforo Colombo, il PiTESAI ha l’obiettivo di fornire regole certe agli operatori dell’upstream e di accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale definendo le priorità sia in un’ottica di decarbonizzazione – in linea con gli accordi internazionali di tutela dell’ambiente e della biodiversità – che del fabbisogno energetico. Nella realizzazione del PiTESAI, si è tenuto conto dei criteri ambientali, sociali ed economici al fine di determinare se un’area sia potenzialmente o meno idonea alla messa in atto delle attività innanzitutto di ricerca e, in secondo luogo, “della coltivazione di giacimenti di idrocarburi e/o compatibile alla prosecuzione delle attività minerarie già in essere”.   

Atteso da oltre tre anni, l’iter del Piano è stato particolarmente complesso e ha coinvolto numerosi attori, tra cui Ispra e RSE per l’individuazione delle aree idonee. L’adozione del PiTESAI, infatti, era prevista in origine dal cosiddetto DL Semplificazioni varato nel 2019 dal Governo Conte I, e nelle more della sua adozione le attività di prospezione e ricerca in terraferma e in mare – come anche i procedimenti amministrativi – erano state sospese per 18 mesi. Moratoria non applicata invece alle concessioni di coltivazione. Successivamente, un emendamento del Movimento 5 Stelle al decreto Milleproroghe 2021 spostava le lancette di altri 6 mesi per l’adozione del Piano per arrivare così all’ultima tappa a fine settembre dello scorso anno, quando il Ministero aveva inviato alla Conferenza unificata il Piano. La Conferenza si è pronunciata positivamente a dicembre e nel trasmettere il parere ha proposto “il vincolo di valutazione di possibili attività connesse a permessi di ricerca limitandole esclusivamente al gas”.

Come prevedibile, non sono mancate le reazioni degli stakeholder a seguito della pubblicazione del Piano. Cauta, per esempio, Assorisorse che in una nota riconosce “l’impegno del Governo nel cercare di superare un lungo periodo di incertezza per gli operatori della filiera energetica”, ravvisando tuttavia che il PiTESAI andrà ora analizzato alla luce del contesto nazionale ed internazionale, per valutare se potrà essere effettivamente un valido strumento in risposta all’aumento dei prezzi dell’energia. Decisamente contrarie le associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF e Greenpeace) che definiscono il PiTESAI letteralmente “un buco nell’acqua che non contiene prospettive concrete per il phase out dal gas fossile”. Confindustria Romagna guarda invece al bicchiere mezzo pieno: secondo l’associazione guidata da Roberto Bozzi, grazie al Piano ora è presente “quantomeno un quadro chiaro e definito in cui potersi muovere e pianificare il futuro di un settore vitale per l’economia del territorio romagnolo e nazionale”.Ma voci critiche si levano anche dagli esperti del settore Oil & Gas, come l’ex manager Massimo Nicolazzi che ha commentato con un tweet lapidario definendo il Piano come “un manuale di idrocarburi alla memoria”, insomma un testo già nato vecchio. Il presidente della società di consulenza energetica Nomisma Energia, Davide Tabarelli, lo ha descritto invece come “un mostro contro la politica energetica” ma riconosce alcuni lati potenzialmente positivi: “è un delitto lasciare non sfruttati sottoterra miliardi di euro di gas che potrebbero fare il nostro Pil”.

In conclusione, è certamente un fatto positivo che il PiTESAI abbia visto finalmente la luce, mettendo così ordine al settore dell’upstream. Il Piano infatti è un tassello importante per le politiche energetiche del nostro Paese anche in funzione del dibattito – sempre più urgente – sul corretto mix energetico di qui ai prossimi anni soprattutto in questa fase cruciale per la ripartenza caratterizzata dall’aumento dei prezzi nel settore energetico.

Sarà quindi importante, alla luce dei nuovi provvedimenti in arrivo sul settore energetico, che il PiTESAI non rappresenti un freno all’esigenza di aumentare la produzione nazionale di idrocarburi: una sorta di zona grigia normativa da contrastare.