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Certificati Bianchi, un nuovo inizio per l’efficienza energetica?

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Posted: 3 Agosto 2015 alle 17:08   /   by   /   comments (0)

Parte la consultazione del Ministero dello Sviluppo per la revisione del sistema. Nuovi criteri di assegnazione ed estensione dei progetti di efficienza anche per sistemi idrici e ICT

Se ne parlava da mesi. Una revisione del sistema dei Certificati Bianchi (o Titoli di Efficienza EnergeticaTEE) era considerata da operatori e istituzioni quanto mai necessaria per salvaguardare la tenuta del meccanismo dalle storture che rischiano di danneggiarlo.

Quindi, nel solco di un processo già avviato da tempo, venerdì scorso, il Ministero dello Sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha pubblicato il Documento per la consultazione pubblica “Proposte per il potenziamento e la qualifica del meccanismo dei Certificati Bianchi”. Si apre al confronto la proposta di revisione del meccanismo lanciata dal Ministero, in accordo con RSE, ENEA e GSE. Eventuali osservazioni e proposte possono essere trasmesse entro il 30 settembre 2015.

Dal documento emerge con evidenza la volontà di salvare il buon percorso iniziato con i Certificati Bianchi, introdotti con decreto ministeriale del 24 aprile 2001 e considerato a livello europeo “buona pratica” di programma di risparmio di energia primaria. Si legge infatti in premessa al documento “nell’anno d’obbligo 2013 è stato conseguito l’80% dell’obbligo previsto, confermando le potenzialità del meccanismo con una spesa complessiva per il Paese di circa 710 milioni di euro. Dall’avvio del meccanismo fino al 31 dicembre 2014, come illustrato nella relazione annuale pubblicata dal GSE, sono stati emessi oltre 31 milioni di titoli e contabilizzati più di 20 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di risparmi di energia primaria addizionale”.

Non sono state poche, tuttavia, le critiche emerse in questi anni su alcuni aspetti, non secondari, del meccanismo. Sono diversi i punti sui quali il Ministero palesa l’intenzione di intervenire, dalle verifiche, ai metodi di valutazione dei risparmi, fino alle semplificazioni amministrative. Alcune proposte meritano però un approfondimento particolare.

Innanzitutto sulla revisione delle modalità di assegnazione dei Certificati, oggi assegnati in corrispondenza di progetti di efficientamento e risparmio energetico realizzati da parte di “soggetti obbligati” – obbligati, appunto, a ottenere un risparmio primario di energia – quali i distributori di energia elettrica e gas naturale con più di 50.000 clienti o altri soggetti, ESCo, per lo più. I titoli sono oggi rilasciati per un periodo di norma pari a 5 anni, sulla base dei risparmi realizzati espressi in tonnellate equivalenti di petrolio (tep) con modalità di calcolo basati sul coefficiente di durabilità “tau” (coefficiente moltiplicativo che aumenta i risparmi considerati nei primi 5 anni in modo da conteggiare i risparmi generati durante tutta la vita tecnica dell’impianto). Tuttavia, fa notare il Ministero, l’innovazione tecnologica in questo settore, che rende un impianto “obsoleto” nell’arco di pochi anni, obbliga a rivedere il ragionamento secondo il quale il sostegno pubblico al risparmio debba essere necessariamente esteso a tutta la vita tecnica dell’impianto. Si propongono quindi due strade, alternative tra loro, per rivedere l’assegnazione di Certificati Bianchi: la prima strada suggerisce che, ai fini di una più corretta determinazione dei risparmi ed attribuzione degli incentivi, il periodo di riconoscimento dei titoli sia pari al periodo di effettivo utilizzo dell’impianto oggetto di intervento di efficientamento. Si rivede quindi il parametro “vita tecnica T” che non potrà superare i 15 anni (una tabella stabilisce la vita tecnica per ciascuna tipologia di impianto). Sparisce il concetto di “vita utile”, che va in sostanza a coincidere con quello di “vita tecnica”. Una seconda opzione prevede il riconoscimento dei certificati per i risparmi effettivamente realizzati per un periodo pari a 5 anni. Il mercato selezionerebbe i progetti secondo un criterio di costo: dapprima gli interventi con un minor costo unitario per tep di risparmio realizzato e poi quelli con un costo maggiore. Per evitare, però, che progetti ad alto capitale non partecipino al meccanismo, potrebbe essere introdotto un “fattore di premialità” compreso tra 1,5 e 2 ai risparmi effettivamente conseguiti e rendicontati nell’arco della vita utile.

Altro punto, molto rilevante, è quello dell’estensione degli ambiti di applicazione del meccanismo. Ad oggi sono ammissibili gli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica realizzati nel settore industriale, residenziale, terziario, dei trasporti, agricolo e pubblica illuminazione. Ma visto che di efficienza il nostro Paese ha bisogno e in molti altri settori ancora più dei precedenti, ecco che il Ministero apre ai Certificati Bianchi ai settori idrico e dell’ICT. “A titolo di esempio, – si legge – saranno prese in considerazione reti idriche (acque reflue e potabili) con l’installazione di inverter e/o compressori ad alta efficienza, di diffusori “a bolle fini”, di sistemi efficienti di gestione e/o di potabilizzazione delle acque, ampliamento e/o ottimizzazione funzionale di depuratori urbani”.

Infine, una “chiamata alla responsabilità” nei confronti delle ESCo, le Energy Service Company che realizzano i progetti di efficienza su impianti o siti produttivi di terzi.   Per loro, le nuove Linee Guida dovranno meglio definire e, laddove necessario, chiarire con regole più efficaci, la loro responsabilità per ogni aspetto del progetto nei confronti del GSE, in quanto ne diverranno le titolari uniche (senza corresponsabilità, salvo rari casi, con i soggetti Terzi).

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