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Nuovo elettrodotto Italia-Francia nella terra dei No Tav

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Posted: 2 Settembre 2015 alle 17:28   /   by   /   comments (0)

Sempre più interconnesse. Francia e Italia, sul loro confine, aggiungono nuova capacità di trasporto grazie ad un accordo per la costruzione di una nuova rete di 190km che, attraversando le Alpi, unirà i due Paesi per arginare la congestione elettrica che in particolari periodi si è creata sui confini, ma anche per rispondere all’impegno europeo sul creare reti energetiche (non solo elettriche) sempre più integrate.

Gli amministratori delegati di Terna e di RTE (il Trasmission System Operator francese), Matteo Del Fante e Dominique Maillard, hanno siglato un memorandum per un’alleanza che rafforzi la collaborazione tra i due colossi dell’elettricità (62 mila chilometri di rete gestiti da Terna e 105 mila per RTE) tramite il potenziamento dell’interconnettore Savoia-Piemonte che, dalla città di Chambery a Torino, si svilupperà lungo autostrade e gallerie già esistenti.

L’elettrodotto da 320.000 volt costerà circa 1 miliardo di euro, egualmente ripartiti tra le due Società, e sarà la più lunga linea elettrica sotterranea ad alta tensione al momento della sua entrata in servizio, prevista nel 2019.

Con una capacità di 1.200 MW – grosso modo equivalente a quella di un reattore nucleare – l’infrastruttura andrà a potenziare la rete già esistente, ma satura, di 2.700 MW. Lo scorso anno l’Italia ha importato più di 19 terawattora (TWh) di energia dalla Francia, quasi un terzo dell’esportazione di potenza totale netta del Paese d’Oltralpe (65,1 TWh).

Il progetto, come si diceva, si inquadra nel piano Unione per l’Energia dell’esecutivo comunitario: incrementare le interconnessioni elettriche tra gli Stati membri dell’Unione europea è, infatti, una delle principali priorità dell’Unione europea per migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e ridurre i prezzi dell’energia elettrica.

La proposta della Commissione europea vorrebbe giungere ad un obiettivo omogeneo su scala continentale: tutti gli Stati membri dovranno dotarsi di infrastrutture di interconnessione per almeno il 10% della capacità di generazione elettrica da qui al 2020. Molti paesi, tra cui Gran Bretagna, Spagna e Italia, sono ancora ben al di sotto di tale obiettivo con la capacità di interconnessione intorno o al di sotto del 5% (la Spagna è al 3%, la Polonia al 2%, Malta e Cipro, anche per ragioni geografiche intuibili, non hanno nessuna infrastruttura di collegamento).

Fino a qui i numeri del progetto. Per quanto riguarda le modalità, come detto, si tenderà ad utilizzare infrastrutture e tracciati già presenti sul territorio e la nuova linea correrà completamente interrata proprio per limitare l’impatto visivo sul paesaggio montano ed evitare così l’aggiunta di nuovi tralicci elettrici. Tutto tranquillo, si direbbe. Non molto. Questo progetto non può che rievocare l’annosa questione sollevata dal comitato No Tav, che proprio in quel territorio è nato, cresciuto e si è rafforzato, assurgendo a “caso di scuola” del “No” a fini contestatori. Andando a curiosare, in effetti esistono già dichiarazioni e annunci di prossime manifestazioni per marcare il dissenso nei confronti dell’opera. Sono gli stessi comitati o gruppi che si oppongo all’infrastruttura ferroviaria e si stanno organizzando per intralciare quella energetica, con argomentazioni che almeno sulle prime sembrano somigliarsi. Piccoli e quasi fisiologici segnali, si dirà. Certo, augurandosi che non crescano per diventare altri grandi “No”.

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