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L’Italia e il difficile rapporto con la scienza. Xylella docet

Posted: 22 Febbraio 2016 alle 13:05   /   by   /   comments (0)

Guardando quello che è successo in Italia negli ultimi anni sembra proprio che nel Bel Paese la scienza, quella reale, concreta, quella realizzata nei laboratori e nei centri di ricerca, non sia considerata: né dalla classe politica che tiene conto molto spesso degli umori mediatici che si generano intorno a un determinato argomento, né dai giornalisti che, spesso per incompetenza, vanno dietro ad argomentazioni fasulle ma belle e facili da comunicare, né dal mondo delle associazioni, che sovente si rifà a falsi scienziati o a soggetti che nulla hanno a che vedere con l’argomento di cui si sta disquisendo, e così via. Sembra che ognuno sia autorizzato a prendere posizione anche se di quella materia non conosce nulla.

Dall’altra parte, le argomentazioni e le tesi sollevate, spesso timidamente bisogna dirlo, da molti scienziati non vengono considerate o peggio sono valutate “di parte”. Per cui a tutti gli effetti “non vere” e con vizi di forma.

Questo accade per molti temi: dalla medicina alla produzione di energia, dalle estrazioni petrolifere agli OGM. Gli ultimi anni parlano chiaro: per citare solo le situazioni più eclatanti: il caso Stamina, l’inutilità delle vaccinazioni, le polveri sottili emesse dalla centrali turbogas, le perforazioni petrolifere, gli OGM, il caso Xylella. Tutti argomenti che, per essere affrontati con serietà, necessitano di conoscenze approfondite e di rigore scientifico. Ma forse è più facile andare a cercare cosa si dice sul web, e ovviamente senza controllare le fonti.

La situazione che si è venuta a creare nel Salento ha poi dei risvolti quasi paradossali. Da tre anni infatti è comparsa una malattia degli ulivi provocata da un batterio, la famosa Xylella fastidiosa, che porta la pianta al disseccamento. Le conseguenze di ciò che sta accadendo potrebbero essere tragiche, essendo l’ulivo una delle ricchezze economiche della regione.

Per mesi i ricercatori pugliesi, dal CNR alle varie Università, hanno lavorato per cercare una via per contrastare la diffusione del batterio. L’Unione Europea, nel contempo, nel timore di una diffusione del contagio verso Nord, ha chiesto “rigide misure di eradicazione” nelle aree infette. Misure che si sono tradotte in un piano che prevede il taglio di tutte le piante, infette o meno, nel raggio di 100 metri dalla pianta malata. Questo drastico intervento è stato giudicato inutile anche da coloro che stanno cercando di studiare i rimedi, in quanto la Xylella infetta non solo l’ulivo, ma anche altre specie arboree comuni nella regione. Per cui il taglio degli ulivi non ne impedirebbe la diffusione.

In questo contesto si inserisce l’intervento della Procura di Lecce che nel dicembre scorso ha disposto il sequestro di tutti gli ulivi che erano destinati ad essere abbattuti e ha inviato avvisi di garanzia al commissario del governo nominato per gestire l’emergenza e ad altri nove esperti e ricercatori che si sono occupati del caso. In poche parole, come evidenziato molto bene in un articolo di Paolo Mieli sul Corriere della Sera nel gennaio di quest’anno, sono stati indagati i ricercatori che stanno lavorando su Xylella con l’accusa di aver diffuso colposamente la malattia e presentato poi i fatti in modo tale da poter avallare come soluzione l’eradicazione delle piante malate, per legittimare lo sterminio degli ulivi salentini. A tutti gli effetti un complotto!

Se così fosse, si tratta del più grande complotto mai realizzato da attori istituzionali ai danni di un territorio e della loro principale ricchezza: la natura. Se invece i Magistrati di Lecce stessero sbagliando, potrebbe trattarsi dell’ennesimo attacco alla scienza. Che troppo spesso si trova con le spalle al muro.

* L’autore è docente della Università IULM di Milano e consulente di Public Affairs Advisors