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Dalla stalla alla strada. Il biometano e l’economia circolare. Le novità del nuovo decreto

Posted: 21 Giugno 2018 alle 15:57   /   by   /   comments (0)

di Massimo Dapoto

Prendiamo spunto dalla nascita della prima filiera italiana di biometano agricolo “dalla stalla alla strada”, che ha l’obiettivo di immettere in rete 8 miliardi di metri cubi di gas verde entro il 2030, per approfondire le novità del nuovo decreto sul biometano.

E’ sicuramente uno dei primi frutti del decreto la firma a Roma, il 19 giugno, del protocollo d’intesa tra  Coldiretti, Bonifiche Ferraresi, A2A, Snam e Gse con il coinvolgimento delle imprese agricole e industriali, dei Comuni italiani e, più in generale, di tutti gli attori interessati alla produzione del biometano e al suo utilizzo nei  trasporti.

Il primo progetto in cantiere sarà realizzato da Bonifiche Ferraresi, la più grande azienda agricola italiana, associata a Coldiretti, partendo dall’utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti. Snam metterà a disposizione la propria rete di trasporto e di impianti di distribuzione di gas naturale compresso e liquefatto per la mobilità sostenibile. Il Gruppo A2A ha in progetto la realizzazione di 4 impianti di produzione di biometano da Forsu, ottenuto della raccolta differenziata in molte città dove svolge il servizio di igiene urbana. Il Gse condividerà con tutti gli interlocutori l’expertise maturato in questi anni nella crescita delle fonti rinnovabili, svolgendo il ruolo di facilitatore ai fini dello sviluppo del biometano.

Questa la cronaca, vediamo ora i contenuti del decreto sul biometano

L’innovazione del nuovo decreto consiste nel riconoscimento di veri e propri incentivi per chi immette in consumo biometano, e altri biocarburanti avanzati, destinato alla mobilità.

Rispetto agli obiettivi 2020 in materia di energia da fonti rinnovabili, il nostro paese ha già raggiunto il risultato del 17% nella generazione elettrica da FER (per capirci, eolico e solare per produrre energia elettrica) mentre scontiamo ancora ritardi nella quota di energia da rinnovabili nei trasporti, dove siamo fermi al 7,2% rispetto al target del 10%. Ovviamente, per ragioni economiche e tecnologiche il settore dei trasporti è il più difficile da convertire all’uso di carburanti green. Cosi il Ministero dello Sviluppo Economico è corso ai ripari con gli incentivi del nuovo decreto, nel tentativo di spingere il pedale del gas sul biometano, tenuto conto che il precedente decreto del dicembre 2013 non ha portato significative realizzazioni.

Cos’è il biometano e perché è green

Prima di vedere alcuni aspetti del decreto, richiamiamo alla memoria cos’è il biometano e perché è green. Dalla digestione aerobica di reflui fognari, letame, rifiuti alimentari (l’organico che i più virtuosi tra noi separano a casa), alghe e colture dedicate si ottiene il biogas, il quale successivamente viene raffinato al 95% in metano: del tutto simile a quello fossile che si estrae dai giacimenti ma in questo caso proveniente da materia rinnovabile. E programmabile.

Il biometano è cosi pronto ad essere utilizzato dai mezzi di trasporto, dalle auto, agli autobus, ai camion, ai trattori agricoli e contribuire ad abbattere le emissioni clima alteranti. Oltre alla sostenibilità ambientale, il biometano, grazie alla decentralizzazione e alla struttura d’investimento regionale dei possibili impianti di produzione, può contribuire in maniera importante allo sviluppo sostenibile delle zone rurali, offrendo agli agricoltori nuove possibilità di reddito. Il tutto in un quadro di circular economy.

 Il sistema incentivi CIC

Entrando nello specifico del decreto, il sistema di incentivi ha un bilancio indicativo di 4,7 miliardi di euro e si applica a tutti i nuovi impianti, e a quelli esistenti convertiti, per la produzione di biometano e biocarburanti avanzati che entreranno in esercizio entro il 31 dicembre 2022. Gli incentivi non graveranno sulle bollette del gas né dell’elettricità ma saranno finanziati solo dai “soggetti obbligati”, cioè gli operatori economici che vendono benzina e gasolio fossili. L’obbligo di immettere i biocarburanti in commercio sulla rete dei distributori è attualmente del 7% sul totale dei carburanti venduti (di cui 0,1% di biocarburanti avanzati), mentre al 2020 l’obbligo salirà al 9%, di cui almeno l’1% da biocarburanti avanzati.

Il meccanismo di funzionamento degli incentivi, della durata di 20 anni, gestito dal GSE, si basa sui CIC (certificati di immissione in consumo) il cui valore è di 375 €. In pratica, il GSE ritira il biometano che i produttori immettono in rete e rilascia i CIC, (1 CIC ogni 10 GCal di biometano; 1 CIC ogni 5 GCal per il biometano avanzato, che beneficia del double counting system). In seguito, i soggetti obbligati acquistano i CIC in base alle quote d’obbligo da assolvere ed il controvalore viene trasferito ai produttori. Nel caso invece di biometano non destinato ai trasporti, e senza destinazione specifica di uso, è previsto il rilascio delle Garanzie d’Origine (GO) e l’istituzione presso il GSE del Registro nazionale delle garanzie di origine. Ricordiamo che il biometano può essere usato anche per scopi termici o per la generazione elettrica.

Ulteriori incentivi introdotti dal decreto sono relativi agli investimenti sostenuti per costruire  nuovi impianti di distribuzione per la vendita (che riceveranno più CIC fino al  70% del costo della struttura o al massimo 600.000 €) o un nuovi impianti di liquefazione (che riceverà il 70% del costo fino a 1.200.000 €).

Lo spazio del biometano nei trasporti

Funzionerà il sistema di incentivi? L’auspicio è d’obbligo. Considerando che in Italia, ad oggi, si conta un solo impianto di biometano allacciato alla rete ed incentivato, la speranza è che al GSE arrivino presto altre domande. Come del resto si spera che arrivino richieste di conversione a biometano per gli esistenti 700 impianti agricoli, i quali producono solo biogas ma che potrebbero aggiungere in rete i circa 1,1 miliardi di metri cubi di biometano incentivato all’anno.

Gli operatori del settore hanno espresso grande soddisfazione dopo l’approvazione del decreto e ritengono che un modello diffuso di “biogas refinery” possa rinforzarsi in Italia e far conquistare alla molecola del gas rinnovabile il giusto spazio nella rete di distribuzione dei carburanti.  Una rete di distributori a gas, giova ricordarlo, tra le più estese e capillari al mondo, che fa dell’Italia il primo mercato europeo per l’uso di metano per autotrazione, con 1250 impianti che erogano un miliardo di metri cubi di gas e un parco circolante di quasi 1 milione di auto-veicoli a metano (circa il 2,4% del totale). Esiste anche un mercato extra-rete, dedicato a flotte di trasporto pubblico con 3.300 autobus a metano (47 Aziende di TPL) e  si sta sviluppando l’impiego del GNL (gas naturale liquefatto) nel trasporto pesante con 22 distributori già in esercizio .

Chi gioca la partita

Il biometano, attraverso il sistema di imprese riunito nel CIB, ha quindi tutte le carte per giocare la sua partita nel processo di decarbonizzazione e nella transizione energetica. Gli altri partecipanti alla partita saranno il GSE, che dovrà essere performante nell’adozione delle procedure applicative e nella gestione concreta delle incentivazioni, e la SNAM che dovrà supportare e facilitare gli operatori della filiera del biometano ad allacciarsi alla rete nazionale.

Se tutti faranno bene la propria parte, non resta che confidare nelle potenzialità energetiche che possono provenire da gusci, vinacce, bagasse, frutti di palma vuoti, alghe, pule, glicerina grezza, liscivio nero, pece di tallolio, pule e tutoli di mais… solo per citare alcuni dei più curiosi materiali che possono far parte delle biomasse per produrre i biocarburanti avanzati.

 

Per leggere il decreto clicca qui

Per riferimenti sul settore visita il sito del CIB, Consorzio Italiano Biogas.