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A colloquio con Riccardo Ghidella (Ucid): Puntare a 400mila Alfa e 100mila Maserati l’anno

Posted: 31 Luglio 2018 alle 11:06   /   by   /   comments (0)

Di Paolo Pittaluga
Avvenire

Certamente l’eredità che Manley riceve da Marchionne è quella di una persona che ha saputo riorganizzare, rilanciare e internazionalizzare un gruppo in forte difficoltà». Il futuro di Fca è imprescindibile da un passaggio di riflessione sul cammino lungo 14 anni scandito dai ritmi e dalla genialità del manager italo-canadese. Perché se è vero che Marchionne avrebbe lasciato il prossimo anno, è altrettanto vero che la sua eredità oggi appare difficile da gestire, forse eguagliare. Lo ricorda bene l’ingegnere Riccardo Ghidella, presidente Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) che al di là del tratteggiare la figura dell’Ad scomparso ieri guarda avanti, in «una situazione difficile del mercato dove si devono trovare alleanze giuste». Momento cruciale nonostante il gruppo Fca vada bene. Ma il mondo dell’auto subisce rapidissime e quasi sconvolgenti innovazioni tecnologiche: «In Italia parliamo di un calo delle vendite del 10-12% nel prossimo anno, allora – spiega Ghidella – serve ottimizzare le risorse e serve standardizzare i processi. È importante che rispetto ai volumi produttivi che abbiamo in Italia in questo momento ci sia una politica di aggregazioni che ottimizzi i costi e gli aspetti investitivi».

Rispondere al mercato, ma con un occhio di riguardo alla sensibilità sociale verso il mondo tecnologico in continua innovazione. La sfida diventa come e quale “prodotto” realizzare: «Marchionne ha azzerato il debito, ha presentato un Piano industriale di 4 miliardi e mezzo di dollari al 2022, un Piano fondamentale, però, non chiarissimo, dove mancavano i dettagli. Ritengo – annota Ghidella – che servano politiche che incentivino ricerca e sviluppo, questa è la centralità per portare benefici all’industria». Uno dei primi feedback è rappresentato dalla vettura elettrica che accelera e «che deve trovare tutti pronti all’innovazione, compresi filiera e indotto, perché l’investimento è fondamentale sul prodotto». Prodotto, la linea Fca, almeno per il nostro Paese, è quello di puntare sul settore “premium”, quello del lusso, – senza dimenticare Ferrari, ovviamente –, premium che significano Alfa Romeo e Maserati: «Puntare a 400mila Alfa – riflette Ghidella – e 100mila Maserati vorrebbe dire sfruttare tutti gli asset italiani. Positivo, ma la speranza è che l’Italia sia scelta per volumi e prodotti giusti. Ma è necessario guardare a tutta l’auto in Italia e in Piemonte con le istituzioni che devono essere presenti perché nel nostro Paese non esiste un Piano italiano da decenni ed è necessario realizzarlo per attirare investimenti starnieri». Ma come? «Puntando – dice l’ingegnere – alle nostre eccellenze, stimolando l’investimento sul processo». Però per alcuni aspetti siamo un po’ arretrati: «Dobbiamo modernizzare con la digitalizzazione per essere al passo di altri Paesi». Lavorando sulla «formazione e sulla ricollocazione guidata e mirata», una svolta che non si registra ancora. Possibile con un management anglo-americano? «Un management globale – conclude il presidente Ucid – aiuta la globalizzazione. L’importante è che lavori in team, che abbia la visione del territorio e guardi alle persone e alle famiglie».