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Basilicata, una legge identifica le aree non idonee per le rinnovabili

Posted: 17 Gennaio 2016 alle 20:25   /   by   /   comments (0)

Un inter complesso per una norma che influirà non poco su nuovi investimenti in impianti a fonte rinnovabile in Basilicata.

Il Consiglio regionale della Basilicata ha approvato a fine dicembre la proposta di legge n. 96/2015 presentata dal consigliere Francesco Pietrantuono (Psi) per recepire i criteri “per il corretto inserimento nel paesaggio e sul territorio di impianti rinnovabili” ai sensi del DM 10 settembre 2010.

Il testo approvato, trasforma in una proposta di legge un provvedimento del luglio precedente della Giunta sull’individuazione delle aree non idonee all’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Ciò allo scopo “di dare maggiore forza al provvedimento, portandolo a coerenza con lo strumento normativo del Piano energetico regionale”, come ha spiegato Pietrantuono che lo ha proposto d’intesa con il Dipartimento Ambiente della Regione.

Sono considerati non idonei all’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, le aree e i siti riconducibili a quattro macro aree tematiche e precisamente: aree sottoposte a tutela del paesaggio, del patrimonio storico, artistico e archeologico; aree comprese nel Sistema ecologico funzionale territoriale; aree agricole; aree in dissesto idraulico ed idrogeologico.

Una norma che quindi se per un verso limita forse le chances di identificare aree per nuovi impianti da fonte rinnovabile, dall’altra chiarisce in anticipo su quali sia o meno consentito progettarli, offrendo, si spera, una maggiore chiarezza per chi fosse interessato ad aprire nuovi business nel comparto.

Così almeno sembra voler dire Pietrantuono, il quale ha affermato che la norma “prova a leggere e, in qualche modo, a coordinare gli inserimenti per una migliore tutela del paesaggio regionale, ma allo stesso tempo dà maggiori certezze e sicurezze anche agli imprenditori, rispetto alle aree che in qualche modo vanno attenzionate nel corretto inserimento di questi impianti”.

Il comma 3 infine demanda al Dipartimento Ambiente una disciplina in forma di regolamento del mini eolico, provando a dare una risposta ad una dinamica che oggi sfugge ad una pianificazione regionale.